libri che ho ricevuto in regalo tra Natale e l’Epifania ce n’è uno in
particolare che mi sta avvincendo. Si tratta di Una vita per la neurochirurgia. Dal presente al futuro. Un’eccellenza
italiana racconta il suo mestiere e i segreti del cervello (Vallardi ed.,
Milano 2015, pp. 208) di Francesco
DiMeco (con Daniela Condorelli). 8 capitoli avvincenti, preceduti da un
prologo e seguiti da un epilogo e dai ringraziamenti, che consiglio a tutti. Quest’oggi
ve lo presento e, nelle prossime settimane, entrerò a raccontarvelo. Partiamo da
due semplici domande: chi si racconta in
questo libro? E che ci dice?
uno “scalpellino del cervello” come
si auto-definisce l’amico romano Aldo
Spallone, direttore dell’NCL (Neurological Center of Latium).
su PubMed, cercando “DiMeco F
(Author)” ci fornisce 4 pagine, 71 voci di articoli scientifici che spaziano
dal 1997 al 2015, dalla rivista Human
Gene Therapy alla Medical and
Biological Engineering and Computing.
neurochirurgia e della I Divisione di neurochirurgia dell’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano. Viene ulteriormente presentato
nel libro con queste parole: «Assistant Professor presso il Dipartimento di neurochirurgia
della Johans Hopkins Medical School di Baltimora (Stati Uniti). Specialista in
tumori cerebrali e in neuroncologia chirurgica, è anche attivo come
ricercatore; è coautore del primo studio a livello mondiale che ha permesso di
identificare cellule tumorali staminali nel glioblastoma, aggressivo tumore del
cervello. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero e ha una
serie di incarichi direttivi in organizzazioni internazionali». Ecco, in breve,
l’autore che si racconta in questo volume.
Di
cosa ci parla il neurochirurgo DiMeco in questo libro? Ce lo lasciamo spiegare dalla presentazione: «Un grande medico, che è anche e soprattutto un uomo e un padre, racconta della sua quotidianità
serrata, intensa, dove la passione e le frustrazioni, indissolubili, si
rincorrono. Le sue sono le giornate di un
ricercatore innamorato dell’essenza dell’umanità, racchiusa in quel cervello sul quale ogni giorno deve intervenire.
Le sue riflessioni svelano la solitudine di un uomo che si sente impotente
quando il male ha la meglio sulla vita di un bambino, ma una solida formazione
classica, che permea il suo sguardo sull’esistenza e sulla morte, lo sostiene
nelle occasioni più difficili. Quel giovane aspirante latinista oggi è un
affermato neuroscienziato, pronto a cogliere le sfide della malattia e a
fronteggiarla con gli strumenti più all’avanguardia, determinato a vincere uno dei
tumori più aggressivi che l’uomo conosca. Leggendo le sue parole, non seguiamo
solamente le affascinanti tappe dello
sviluppo della chirurgia del cervello e della ricerca neuroncologica, ma scopriamo anche la ricchezza umana dei suoi incontri
con persone che lasciano, in lui e in noi, tracce indelebili»…… (continua)